giovedì 14 novembre 2013

Brainfucking


Definire in maniera esaustiva e corretta il Brainfucking (conosciuto anche come Mindfucking ed Headplay) è veramente un'impresa. Poca la “letteratura” a riguardo e spesso anche farraginosa. Molto spesso contraddittoria e comprensiva di un novero di pratiche legate all'umiliazione in ambito psicologico. Innanzitutto è bene precisare che il mindfucking è pratica usuale nella vita di tutti i giorni e in qualsiasi ambiente: lavorativo, spirituale, politico, pubblicitario e anche sessuale. Sull'argomento ultimamente in Italia è stato scritto un libro “Mindfucing – come fottere la mente” di Stefano Re.
In ambito bdsm il brainfucking è quell'insieme di pratiche che agiscono a livello psicologico, intervenendo sui punti deboli del sottomesso e operando così una vera e propria manipolazione atta a distruggere le difese dello stesso ed ottenere la resa mentale.
Mi sembra chiaro che una pratica del genere, per bene inquadrarla, necessiti di un percorso continuativo tra sub e Dom perchè non può esaurirsi e non potrebbe dispiegare al meglio i suoi effetti, in una sessione una tantum, specie se questa è scevra da un rapporto di sottomissione costante.
Lo scopo dunque, del Dom è quello di entrare nella testa del sub, e agire su quelli che sono i suoi punti deboli, paure o altri elementi di stimolo, al fine di far venir meno le difese erette dalla razionalità e le resistenze, attuando pian piano una manipolazione mentale che diventa sempre più invasiva, man mano che la mente cede, con il fine ultimo di assoggettare totalmente il sub a sé e stimolare ed intensificare la sua risposta erotica.
Le tecniche per addivenire a questo sono molteplici e, pur sempre agendo sulla psicologia del soggetto sottomesso, variano da persona a persona in relazione alla sua natura ed alla reazione agli stimoli. Si passa dall'abuso verbale o alla creazione di scenari appositi per estraniare e destabilizzare lo slave, si può agire su fattori come ansia, paura, attesa, incertezza di cosa accadrà. Per esempio il Dom può privare i sensi del sub (tramite bendaggio, tappi) e lasciarlo in attesa ma nella consapevolezza che qualcosa prima o poi e non saprà quando, accadrà, ingenerando in lui uno stato di pressione psicologica che porta all'asservimento.
Ma ancora Ayzad teorizza questa definizione: “Denominazione generale delle pratiche di dominazione psicologica basate sullo spiazzamento del sub con discorsi e comportamenti inaspettati.”. Si parte sempre dalla medesima base, ovvero far leva su una debolezza o una paura dello slave e approfittarne di questa per impartire un ordine inaspettato e spiazzante. Il risultato potrebbe essere una risposta a livello erotico allo stimolo ma potrebbe essere anche un senso di smarrimento o di ribellione nel sottomesso. L'inghippo però c'è, facendo leva appunto su un punto debole, magari un qualcosa di irrinunciabile per lo slave, il Dom sa che probabilmente dopo la ribellione e lo smarrimento iniziale, il sottomesso può cedere e quindi arrendersi all'ordine, proprio perchè magari quella sollecitazione sessuale e quella eccitazione sono per lui irrinunciabili.
A volte si può partire per esempio da un semplice abuso verbale che va a toccare alcune corde del sottomesso che risponderà con una sovra-eccitazione; da qui il battere del Dom su quel punto, e con un lavoro di fantasia, impartire ordini destabilizzanti tesi a un suo cedimento e all'umiliazione totale e alla sudditanza completa di quella persona.
Tutte queste sollecitazioni inoltre, provocano stimoli erotici e un aumento esponenziale dell'eccitazione che può portare il sub a quello stato semi-mistico di estraneazione teorizzato come subspace.
Molto spesso, essendo caratterizzato il mindfucking da un compendio di pratiche molto comuni, ma lavorate ad arte, è possibile che si stia attuando questa pratica in maniera spontanea e non premeditata da parte del Dom.
Qual'è il rischio di tutto questo? Anche se non è una pratica fisica che quindi non lascia segni, e non mette a repentaglio la salute del fisico, a mio parere il Brainfucking rientrerebbe più nel Rack che nel SSC. Agire in maniera così invasiva sulla mente di un individuo può lasciare segni (chissà anche permanenti) sulla sua pische e non è cosa da poco. Per cui chi intende intraprendere un rapporto basato su questa pratica dovrebbe essere cosciente dei rischi a cui va incontro e accettarli (per questo parlo di rack).
Il pericolo maggiore è l'eventuale assenza di equilibrio da parte del Dom, che dovrebbe sapere quando fermarsi allo stesso modo in cui lo farebbe in un eccesso di frusta o caning. La parte debole è appunto lo slave, proprio perchè si agisce sulle sue debolezze, e in tal caso la resa, la spersonalizzazione, scandita dalla sua eccitazione, è dietro l'angolo. Con effetti che possono portarlo ad atti estremi e anche nocivi per la sua pische. Senza contare che trovandosi di fronte a una persona senza scrupoli, è facile una manipolazione mentale violenta finalizzata ai suoi scopi che porterebbe a effetti deleteri per la vita sociale del sottomesso nonché a strascichi sulla sua psiche.
La dominazione mentale però non sempre sfocia in brainfucking. Prendiamo una singola sessione dove uno slave viene portato a compiere atti degradanti. Rimane un episodio isolato e non continuativo e comunque non possiede quella finalità di abbattere le barriere di resistenza della mente e di manipolarla. Quindi il brainfucking ha un fine ultimo:spiazzare, sorprendere, atterrire per prendere il controllo della mente.
Facciamo alcuni esempi che possiamo riscontrare nel quotidiano per chiarire meglio e poi trasportiamo il tutto in ambito bdsm. Il mindfucking è spesso utilizzato in grandi aziende, come call center o sopratutto aziende che hano fini di vendita commerciale attraverso una rete capillare. Dapprima si inizia con lo studio del lavoratore attraverso schede tecniche di valutazione caratteriale. Da un certo risultato si passa al controllo del comportamento della persona inculcandogli nozioni utili ai fini dell'azienda, come per esempio l'importanza del gruppo e lo sminuimento dell'individuo. Molto fa da cornice l'ambiente, per esempio ornato da poster o quadri con scritte come "Il gruppo è importante, la forza è nel gruppo, il singolo non è niente, il gruppo dà forza" ecc. Poi si passa al controllo dello stato emotivo, attraverso un linguaggio ad hoc che tende ad agire sull'emotività del singolo, ora facendolo sentire importante per un singolo atto, ma sempre all'interno del gruppo che è l'obiettivo finale (questo magari nei più deboli), ora agendo in maniera più violenta, con mortificazioni personali davanti al gruppo, per i più resistenti. Vi sono svariati esempi di cronaca di alcune holding in cui la capacità del singolo resistente veniva sminuita e umiliata con atti inumani e da mobbing oltre che di violenza vera e propria: badge strappati e calpestati, mortificazione dell'ego, segregazioni in sgabuzzini (in un caso ci fu un episodio di calpestamento vero e proprio). In alcuni casi si usa la tecnica dello slogan che si fa ripetere ad alta voce a tutto il gruppo allo scopo di creare una "Verità" a beneficio degli appartenenti, con la scusa di creare affiatamento e fiducia, in realtà in quel momento si sta effettuando un lavaggio del cervello. Altri sistemi di mindfucking sono quelli usati dalle sette. Si fa leva su uno stato di smarrimento sociale o spirituale della vittima inculcando una serie di "verità" che lo facciano sentire valorizzato, indicandogli una via verso una pace interiore inesistente, che lo isolino da un realtà che già viveva con diffidenza, e che attraverso un lavoro mentale quella realtà sia definitivamente percepita come un qualcosa che rifiuta la vittima, che lo sminuisce, portandolo invece a una dipendenza del culto della setta che al contrario lo valorizza. Questo avviene anche con la distorsione della realtà, con l'occultamento di informazioni o somministrando informazioni errate o parziali di comodo. In questi casi il cosidetto deprogrammatore (colui che aiuta queste persone ad uscire dalle sette) non fa altro che operare un altro percorso di mindfucking volto a demolire le certezze consolidate e a spostare la dipendenza del soggetto dalla setta a lui. Una volta che la vittima sarà in suo potere avverrà un altro processo, quello di liberazione, ovvero il deprogrammatore libererà il soggetto dalla dipendenza verso la sua persona e da ogni tipo di dipendenza riportandolo alla realtà.
Nel bdsm tutto questo può ben essere applicato, ma diverso è lo stimolo su cui si agisce che è di tipo erotico e sessuale. Un esempio può essere la già citata privazione dei sensi. Si pensi a uno slave immobilizzato, bendato, e isolato acusticamente, non ha più percezione dell'esterno ma sa che è alla mercè del dominante che in qualsiasi istante, ma non si sa quando, può fargli qualcosa, ma non si sa cosa, facendolo cadere in uno status di pressione psicologica ed emotiva. Partendo dallo stesso esempio il Dom può far credere al sub che gli farà qualcosa di terribile, che di fatto non gli farà. Per esempio gli promette che gli spenerà delle sigarette sul corpo (magari sapendo che non è un amante delle bruciature) o che gli procurerà delle scosse elettriche (magari sapendo che ha il terrore della scossa). Anche se di fatto non lo farà, lo scopo è quello di ingenerare terrore nello schiavo inerme, che si attende qualcosa di estremo che magari non gradisce o che magari lo eccita a livello mentale ma ha paura di sopportare, e quindi recargli uno stato di ansia, pressione, paura ma al contempo eccitazione. Dopo un trattamento del genere è plausibile che la mente ne risulti ammorbidita, quando non annientata, e pronta per una manipolazione successiva che rende lo schiavo sempre più arrendevole e succube.
Gli esempi sono davvero molteplici tanti quanto la fantasia umana, per cui uno solo non sarebbe esaustivo e comunque non renderebbe la vastità di questa pratica.
Tutto questo al fine di sviscerare la sua attitudine latente o magari forzarla, inculcandogli un certo comportamento e un certo convincimento, vicino al plagio, finalizzato a un asservimento totale e alla perdita di dignità per diventare quello che vuole la padrona.
E' bene interrogarsi anche sugli effetti legali di tale pratica. Il reato di plagio che era disciplinato dall'art 603 cp e che recitava: " «Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni», è stato abrogato a seguito di dichiarazione di incostituzionalità nell'81. Ragionando in questi termini quindi il brainfucking non è illegale. Anche se ci sono state proposte di legge per la reintroduzione di tale reato.
Potrebbe, e dico potrebbe, concretizzarsi il reato di circonvenzione di incapace. Però è da valutare attentamente in quanto la circonvenzione si concretizza in un'attività di suggestione e di induzione su un soggetto incapace e quindi o un minore o chi versa in uno stato di infermità pischica. Difficile (ma non impossibile) che un tale rapporto così particolare si instauri con tali soggetti. Inoltre il reato viene commesso da chi, “abusando” delle condizioni di inferiorità (incapacità) della vittima, la “induce” a compiere un atto contrario ai suoi interessi economici. Quindi se non c'è un profitto economico dell'agente con depauperamento del soggetto passivo non siamo in presenza di tale reato.
Potrebbero concretizzarsi altri reati, ma questo dipende dagli ordini impartiti, da valutare caso per caso ed è impossibile farne un'analisi a priori.

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