giovedì 14 novembre 2013

Spiritualità e Bdsm


"Senza nutrimento e senza vestiti, il corpo smagrisce e diventa debole. Senza erotismo, la mente è agitata e insoddisfatta. Senza virtù, la coscienza si travia. Senza spiritualità l'anima si degrada". Questo diceva un motto zen trovato girovagando per la rete. Le connessioni tra spiritualità ed erotismo sono molteplici e investono svariate filosofie di pensiero che vanno dall'Oriente all'Occidente. Dalla pratica del kinbaku in Giappone, alle filosofie religiose hindu che guardano alla castità e al piacere come esperienza mistica (in un certo modo riprese nel bdsm proprio nella pratica della castità); o sempre, nella religione hindu, il Kama, il piacere che attraverso l'unione tra uomo e donna ricrea l'unità divina; ma anche in Occidente attraverso commistioni tra eros, esoterismo e misticismo.
Il campo che ci riguarda è invero assai ampio, ricco di sfaccettature e modi di vivere diversissimi tra loro, alcuni che viaggiano su binari distinti e paralleli e altri che si incontrano. Il bdsm è grande libertà e ognuno vive questa esperienza come meglio crede, da feticista, masochista, sottomesso; a volte con pratiche cristallizzate e ripetute, altre come percorso evolutivo della propria sessualità. Di base però noto che ognuno di noi cerca, in ogni caso, nel dominante, una figura capace di interpretare il proprio essere, con la quale entrare in sintonia e che sia in grado di donare quell'umiliazione ricercata che in qualche modo annulli e faccia astrarre dalla realtà.
Nel secondo caso quindi, ovvero coloro che cercano un percorso all'interno del bdsm, credo che si possa fare un parallelismo tra bdsm e spiritualità.
Da che mondo è mondo la spiritualità viene vissuta (semplificando) come una ricerca interiore che riesca ad elevare il nostro spirito. Ma come tutto questo può coniugarsi col bdsm?
Un'esperienza bdsm molto intensa va a toccare svariati aspetti della propria interiorità. Aspetti spesso non conosciuti a priori che si scoprono man mano e che portano al superamento di alcune soglie di limite facendone affiorare altri. Una volta mi è stato detto che io sono un viaggio. Che fare sessione con me è come un viaggio ignoto in cui si conosce la partenza ma non l'arrivo. Questa frase mi ha fatto molto riflettere, mi ha dato una visione su me stesso che prima non avevo o meglio che vivevo senza averne contezza. Questo viaggio ha rappresentato non tanto un provare curioso di nuove pratiche e non solo un superamento di diversi limiti ma anche una ricerca interiore. La ricerca del nuovo, dell'inesplorato, il superamento fisico e mentale di alcune barriere, porta inevitabilmente a una conoscenza più approfondita del proprio corpo e della propria anima. Le sollecitazioni al dolore, la gestione dello stesso, le interazioni con alcune parti del corpo, fanno scoprire come il corpo reagisce a qualcosa di nuovo, la sua resistenza e la sua risposta agli stimoli. Impariamo quindi a conoscere meglio il nostro fisico. Ma anche a livello mentale vi sono innumerevoli reazioni: ripensamenti, disagi, piacere, estasi, spiazzamento ma voglia di riprovare, sfiducia, paura e poi di nuovo determinazione. Questa costellazione di sentimenti presenta molti punti in comune con ciò che è un percorso spirituale che tende all'elevazione del proprio essere, fatto di cadute, a volte di rinunce ma anche di risalite e appagamento.
Il dolore fisico è di primo acchitto uno dei primi veicoli che ci dà indicazioni proprio per l'immediatezza con la quale il corpo reagisce al dolore. Sul piano prettamente fisico si attua il primo approccio verso una “spiritualità bdsm”. Il dolore provocato da un frustata non è il semplice “picchiami, picchiami più forte” tipico degli stereotipi o dell'immaginario che vediamo per esempio in alcune commedie. Attraverso il dolore si vivono svariate emozioni che implicano la scoperta di sé, la consapevolezza delle proprie possibilità, il voler superarsi ma anche la dedizione verso il dominante e la sopportazione per lui/lei. Il dolore è un'unione, il primo legame tra il sottomesso e il dominante, ma non solo. A livello puramente personale spesso il dolore è una catarsi, un'espulsione di energie negative, una sublimazione delle proprie sensazioni, forza interiore e anche meditazione o “purificazione”.
Ovviamente tutto ciò spesso si implementa con il piano mentale, che in un rapporto bdsm reputo molto importante. L'adorazione che si crea tra lo schiavo/a e la Padrona/e, la visione della stessa come “sacra”, implica un annullamento e un abbandono che fanno trascendere dalla realtà per portare verso un'estasi dei sensi.
Si è parlato spesso del rilascio di endorfine come conseguenza di tutto questo e di come la chimica del nostro corpo possa farci raggiungere stati di alterazione psichica come il Subspace. Fakir Musafar (fachiro e santone dei Modern Primitives, esploratore e teorizzatore dell'estasi attraverso il dolore) definiva il Subspace come un'esperienza vicina a quelle mistico-sciamaniche.
Ed effettivamente qualcosa di mistico c'è in tutto questo: l'annullamento e l'abbandono del proprio io, l'elevazione del proprio spirito rispetto al proprio fisico, l'isolamento temporaneo dalla realtà, l'estasi dei sensi fino al raggiungimento di uno stato di benessere.
Ma a voler andar oltre, tutti questi elementi presentano punti di contatto con la religiosità. Lungi da me voler far un parallelismo tra religione cristiana e bdsm ma ben riflettendo similitudini nell'attitudine, pur con motivazioni diverse di fondo, si possono evidenziare. Si pensi infatti al martirio, alle pene e alle torture subite da Santi e Beati in difesa del credo evangelico e quindi del loro Signore. Ma senza scomodare i Santi, si pensi ai semplici devoti che offrono le loro sofferenze a Dio o che per lui provano penitenze. Concettualmente la base di partenza è di gran lunga diversa, ma se si riflette, anche nel bdsm le proprie sofferenze e il superamento dei limiti sono offerti per devozione verso la propria Padrona/e.
In effetti se si vanno ad analizzare alcuni rapporti D/s estremi o totalizzanti (ma direi anche alcune sessioni singole, però molto intense) contengono alcuni elementi tipici della religiosità (ed anche della relgione): l'adorazione totale del dominante alla stregua di un dio, la dedizione alle sue regole, il donarsi completamente, l'umiltà, il castigo e l'assoluzione, il piacere ma anche il sacrificio, la supplica e la preghiera. Non a caso alcuni rapporti bdsm sono pregni di una certa ritualistica che richiama quella prettamente religiosa (non da ultima la comunità Goreana). Ed è vero anche che molte sollecitazioni sono stimolate non solo dalla ritualistica ma anche da determinati ambienti ed atmosfere; si pensi a un luogo adatto per struttura e disposizione o a un sottofondo musicale estraniante e meditativo. Sono elementi, credo, che possono favorire un'amplificazione delle emozioni e delle sensazioni.

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